2021
Nel quadro del Premio Culturale Manor Camillo Paravicini (*1987) ha realizzato la sua mostra personale più importante fino ad oggi, mettendo in discussione con umorismo e imprevedibilità tutto ciò che nel settore artistico è considerato vero o certo. Le sue opere sembrano sempre maliziose e disinvolte nella loro accuratezza e precisione. Così facendo egli capovolge giocosamente le nostre aspettative nei confronti dell'arte.
Nel quadro della mostra presso il Museo d'arte dei Grigioni l'artista grigionese riunisce per la prima volta un gruppo di opere completo composto da nuovi dipinti. Nei dipinti di piccolo formato aleggiano creature mitiche accigliate che attraverso gli strati di colori pastosi si fanno strada verso la superficie. Non siamo mai sicuri se le smorfie che ricordano fumetti vogliono davvero trovarsi nel dipinto o se stanno già tramando un piano di fuga. Sebbene lo stile pittorico espressivo e i riferimenti surreali puntino ai grandi del suo campo come Jean Dubuffet o Martin Kippenberger, Camillo Paravicini offusca la chiara classificazione di uno stile. Inseriti in cornici sovradimensionate, i dipinti si collegano con lo spazio circostante e suggeriscono che qui si tratta di più di mera pittura. Nella stanza vi è una grande struttura che nella sua funzione tra panca e biotopo sul tetto ricorda un'opera modernistica. Simile a una rappresentazione teatrale, nel rapporto tra dipinti, cornici e oggetti Camillo Paravicini organizza una scenografia che invita a riflettere sull'arte. Le opere diventano così attori che mancano deliberatamente l'ingaggio o si intrufolano volutamente nello spettacolo sbagliato. Se alla fine siano stati gli attori o noi a confonderci nella messa in scena rimane senza risposta.
In occasione della mostra la casa editrice Vexer pubblica un libro che contiene una conversazione tra Camillo Paravicini e il curatore Damian Jurt nonché testi di Jana Bruggmann, Gianni Jetzer, Claire Hoffmann, Stephan Kunz, Aoife Rosenmeyer e Sabine Rusterholz.